U Destru è il macroquartiere che occupa buona parte della falda che dal crinale (corso Umberto I) scende verso la fiumara della Provvidenza.

Il toponimo, più che indicare la parte destra dell’abitato guardando il mare, significa quella parte del paese sempre esposta al grande dono del rigeneratore caldo solare di tutt’e quattro le stagioni dell’anno.

Sorgendo su terreno non molto resistente, è più soggetto a rischio di dissesto urbanistico a causa di cattive condizioni climatiche, come è avvento con l’alluvione dell’ottobre 1951.

Oggi vi risiedono poche persone, ma nel passato il quartiere era densamente abitato. Forse per via del sole, che in genere stimola a rilassarsi, a riposarsi, ad essere un po’ pigri, i Destrusàni si sono quasi sempre dedicati, in genere, ad attività meno pesanti dell’uso quotidiano della pesante zappa. Prevalevano anche lì i contadini, come la grande maggioranza del paese, ma privilegiavano le attività agricole più leggere. Numerosi erano gli artigiani, superati, in percentuale, soltanto da via Vittorio Emanuele III dove, in poche centinaia di metri, dall’Arco del Girone alla Chiesa di San Nicola, c’erano quattro falegnami, due bottai-barillai, un calzolaio, un fabbro, uno stagnino.

Nel quartiere lavorava l’“artigiana” badolatese che trasformava i bozzoli del baco da seta in filo pronto per la tessitura.

Oggi u Destru va lentamente e faticosamente ripopolandosi, con gente che arriva da fuori, compra case anche dirute, restaura e vi abita, alcuni saltuariamente, altri sempre.

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