Il granito, tipica pietra delle nostre fiumare, a dorso d’asino ma più spesso sulla testa delle nostre donne, veniva portato in paese per realizzare, con malta, ogni tipo di struttura edilizia, e anche per pavimentare, senza malta, le strade urbane, realizzandole a gradoni, sia per l’esigenza del terreno (in pendenza), sia perché l’alternanza tra gradini e piano costa meno fatica in salita e allontana il pericolo di scivolare nella discesa.
Erano realizzate in pietra anche alcune strade che portavano fuori del centro abitato. La più lunga, e la più frequentata, iniziava dalla porta medievale ’e Jàpacu (Est), rasentava la Chiesa dell’Immacolata, e poco più giù si divideva i due tronconi che raggiungevano entrambi il torrente Vodà, più in alto e più in basso, per poi diventare viottolo lungo l’argine della fiumara sino alla marina.
’A mpetràta ’e Cerasìa iniziava anch’essa da una porta, quella del Mancùsu, ed era anch’essa molto frequentata, da tutti i Mancusàni che dovevano andare verso le colline, da San Rocco alla Guardia, e verso le marine, Bàrrena, Cercìdo, Mazzaferro, Cardàra, Vallìna, Gallìpari. Era anche ben “servita” dalla ricca fontana di Granèli, utile agli uomini quanto ai buoi e agli asini che si dissetavano al buvèri. Finiva -e finisce- giù, alla fiumara di Granèli, ad un bivio: chi doveva raggiungere la marina proseguiva lungo la fiumara e risaliva a Mingiànu per continuare verso Est. Chi, invece, doveva raggiungere le colline, poteva comodamente arrampicarsi su per la bella Petta ’e l’Àngiali.